venerdì 19 novembre 2010

AVVISO PER I LETTORI
continuate a seguirci sul blog
MATER ECCLESIAE
Coordinamento delle Puglie
per l'applicazione del "Summorum Pontificum"

domenica 10 ottobre 2010

padre Vincenzo Nuara a Lecce



Domenica 17 ottobre, ore 11,00

Santa Messa
in forma straordinaria

celebrata dal rev.mo padre Vincenzo Nuara
della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei"

Chiesa di Santa Chiara
piazzetta Vittorio Emanuele II, Lecce

martedì 7 settembre 2010

Un'altra Messa è possibile

di don Filippo Di Giacomo

Il 28 giugno del 2007, il cardinale Bertone annunciandolo, aveva messo le mani avanti. Nell’avvertire il mondo cattolico dell’imminente «motu proprio Summorum pontificum», la legge con la quale Benedetto XVI liberalizzava la celebrazione della messa secondo il messale promulgato da Giovanni XXIII nel 1962, il segretario di Stato vaticano avvisava che: «la forma liturgica pre-conciliare è una grande ricchezza per tutta la Chiesa». Sembra che, neanche quella volta, il primo collaboratore del Papa sia stato molto ascoltato. Infatti, allo scadere dei tre anni di vigenza del motu proprio, ciò che si raccoglie nella messe di discussioni che hanno accompagnato la nascita e la vita del documento è il diffuso sospetto che la decisione ratzingeriana sia stata tutta maturata all’interno di una teologia aristocratica, benevolmente viziata da un’opzione estetico-culturale. D’altronde, il 15 aprile del 1997, presentando due suoi libri, l’allora prefetto della dottrina della fede sembrava essersi guadagnato i gradi di capofila di questa tendenza teologica dichiarando che la liturgia del post Concilio Vaticano II «ha comportato una rottura nella storia della liturgia, le cui conseguenze potevano essere solo tragiche. Si è fatto a pezzi l’edificio antico e se ne è costruito un altro».

Tanto è bastato per far pensare a tutto l’orbe mediatico che Benedetto XVI (che tra l’altro, è stato fatto cardinale da Papa Montini) rimettesse totalmente in discussione gli stilemi di una riforma liturgica, operata dal Concilio Vaticano II che, secondo le parole di Paolo VI, era stata attuata per connettere l’intero popolo di Dio «a una sorgente fecondissima di civiltà e soprattutto di bellezza». Le future decisioni sul prosieguo delle norme fin qui protette con il motu proprio Summorum pontificum rischiano di far riapparire il Papa come “il grande incompreso” da parte dei suoi confratelli vescovi. Anche se paradossale, il fatto non è per nulla strano. I vescovi, come il resto del mondo, hanno iniziato a conoscere Joseph Ratzinger solo qualche giorno prima della sua elezione. Quando è uscito dal cono d’ombra di Giovanni Paolo II, è apparso come il pastore gentile capace di dare senso all’immane autoconvocazione del popolo cattolico accorso intorno alla salma di Giovanni Paolo II. Ratzinger che parlava a nome di tutti, guardando il cielo è stata un’immagine gradita, apprezzata ma, come hanno dimostrato l’equivoco di Ratisbona e gli altri presunti incidenti di percorso del suo pontificato, non compiutamente memorizzata. Forse perché, appena diventato Benedetto XVI, il peso dei suoi libri e dei suoi articoli teologici, peraltro spesso mal letti e peggio interpretati, gli è stato subito caricato sulle spalle.

La liturgia del post-Concilio ci ha permesso di vedere, sull’altare pontificale di Giovanni Paolo II, rappresentazioni dell’intero caleidoscopio di lingue e di culture dell’orbe cattolico. Su quello di Benedetto XVI ci viene spiegato che esse contenevano tutte qualcosa di più profondo anche degli irripetibili gesti del grande Papa polacco. E proprio perché testimoniati così generosamente dal cristiano Karol Wojtyla, quel “qualcosa” (per i distratti: si chiama Gesù Cristo) va visto, riconosciuto e testimoniato.

Saper usare il messale e la liturgia come sono stati consegnati alla Chiesa dal Concilio è - e se l’intento riesce lo sarà di più - una cosa seria per il cattolicesimo contemporaneo, poiché avrà ricadute evidenti anche sul suo modo di essere presente nel mondo. In fondo, al motu proprio Summorum pontificum possono essere riconosciuti, nei suoi tre anni di vita, almeno due benefici. Il primo: ha permesso a molti cattolici di comprendere che la vera “scopa ratzingeriana” era la sua serena immagine pastorale ai tempi della sede vacante. E dopo più di un lustro dalla sua elezione a Papa, tra coloro che hanno avuto modo di seguirlo durante tutte le sue apparizioni pubbliche inizia a circolare il convincimento che la riforma ratzingeriana sia già opera all’interno della Chiesa grazie alla sua ars celebrandi, ai canti che sta reintroducendo nello spazio liturgico, alle omelie con le quali tenta di recuperare alla fede cattolica la sua natura di “controcultura”. Che si esprime anche con una liturgia ricca di antitesi e di contrapposizioni che parla di vita alla morte, di acqua al deserto, di identità all’alienazione, di futuro al cupio dissolvi parossistico della nostra modernità. La seconda considerazione che si impone riguarda il “popolo di Dio”, una realtà che per Papa Benedetto non esiste come acquisita, ma si costruisce grazie ad un’azione pastorale animata da persone e strutture che condividono una chiara prospettiva religiosa. Oggi, forse, questa sembra un’ingenuità. In futuro, è probabile che la chiameremo “profezia”.

Fonte: L'Unità 19 agosto 2010

giovedì 2 settembre 2010

La S. Messa in forma straordinaria a Lecce



Domenica prossima, 5 settembre, alle ore 11,
presso la chiesa di Santa Chiara in Lecce
riprende, dopo la pausa estiva, la celebrazione della santa Messa in forma straordinaria.

venerdì 20 agosto 2010


Jonathan Robinson

Messa e modernità
Un cammino a ritroso verso il regno dei cieli
CANTAGALLI, 2010


La filosofia moderna ha elaborato idee sulla storia, la ragione, la scienza e la comunità che sono entrate nella mentalità comune permeando anche la coscienza cattolica e che hanno contribuito a deformare la riflessione sulla liturgia della Chiesa di oggi.

È questa la tesi che padre Jonathan Robinson, fondatore della Congregazione dell'Oratorio di San Filippo di Toronto e professore di Filosofia alla McGill University di Montreal, illustra qui con lucidità e chiarezza, mostrando come il concetto di modernità formato nel pensiero filosofico di Kant, Hegel, Hume e Comte abbia influenzato l'attuazione della riforma liturgica postconciliare e condizionato la nostra comprensione del significato della celebrazione eucaristica.

Il modernismo esplora il nuovo e nega l'eterno che si incarna e permane nel tempo e nella storia, trasformando il culto da valore oggettivo in espressione soggettiva modificabile a piacimento.

La religione morale che rifiuta lo slancio trascendente ha abbassato Dio alle nostre dimensioni, facendoci dimenticare che come dice Benedetto XVI “Dio lo si trova soprattutto lodandolo, non solo riflettendo e la liturgia non è qualcosa di costruito da noi; (…) diventa nostra unione con il linguaggio di tutte le creature”.

Padre Robinson critica duramente la riforma del culto intrapresa dopo il Concilio Vaticano II, che partendo da affermazioni chiare e incontestabili ha però prodotto a suo parere soltanto “apatia, amarezza e superficialità”.

Nello sforzo di parlare al mondo moderno, la Chiesa ha troppo spesso cercato di adattare le celebrazioni eucaristiche a prospettive di fatto nemiche della cristianità che hanno finito con indebolire la Chiesa nel suo insieme e svuotare di senso il culto.

Urge dunque una riflessione profonda sullo stato di salute della Chiesa per tutelare l'efficacia della sua missione: far sì che il mondo moderno sia raggiunto dalla verità di Cristo e dal suo potere salvifico.

La visione di Robinson è però tutt'altro che scettica.

All'inizio del suo libro egli affida a un passo di John Henry Newmann, grande teologo inglese oratoriano prossimo alla beatificazione, il suo messaggio di speranza: solo grazie all'esperienza acquisita con l'errore è possibile avvicinarsi alla verità e solo dopo aver sbagliato impariamo ad agire correttamente.

martedì 17 agosto 2010

Tonaca

di Vincenzo Cerami

È un po’ di tempo che la Chiesa si sta strenuamente difendendo da una campagna mediatica che ha acceso i fari sul fenomeno delle attività e delle aberrazioni erotiche del clero. E non si tratta soltanto degli orrori della pedofilia, ma anche di festini a luci rosse, orge e sortite clandestine d’ogni genere. Dismessa la tonaca e indossati gli abiti civili, molti preti passano dal sacro al profano in men che nulla. Chiedo a un mio amico, che scrive su questo giornale, don Filippo Di Giacomo, se non sarebbe più opportuno, per lui e per i suoi allegri confratelli, rinunciare a mettersi in borghese e tornare a vestire l’abito lungo del prete. Non c’è da imbarazzarsi a indossarlo, anzi, sarebbe un segno di rispetto per la comunità cattolica e avrebbe anche il potere di eliminare ogni ambiguità. È difficile riconoscere un sacerdote in un tizio in camiciola: siamo in presenza di un inganno, per lo meno sul piano semiologico. L’amico Di Giacomo dovrebbe buttare alle ortiche i suoi abiti “laici” e lanciare un appello affinché a tutti i preti del mondo sia vietato di indossare altro che non siano due tonache: una di lana per l’inverno e una di cotone per l’estate. Non servirà certo a scoraggiare i duri e puri indemoniati dell’eros, ma farà da margine all’espansione delle mille, piccole depravazioni quotidiane. In genere si dice che “l’abito non fa il monaco”, ma per la Chiesa non è così: l’abito deve fare il monaco. Il cattolicesimo, come altre religioni, vive di simboli, di riti, di castità, di valori fondanti e irrinunciabili, di fedeltà alla dottrina, di rigorosa obbedienza alle regole sacerdotali. La tonaca, alla semplice vista, ci trasmette tutto questo: molto spirito e poca carne. Un prete che sostituisce la tonaca con un abito comune è come se rinunciasse allo spirito.
© Copyright L'Unità, 15 agosto 2010

mercoledì 7 luglio 2010

Coordinamenti del Summorum Pontificum

COMUNICATO STAMPA

ROMA, mercoledì 7 Luglio 2010 – In occasione del terzo anniversario di promulgazione del Motu Proprio “Summorum pontificum cura” nasce il progetto dei Coordinamenti del Summorum Pontificum. L’iniziativa è promossa da alcuni sacerdoti, religiosi e fedeli laici che sono accomunati dalla particolare venerazione per la Sacra Liturgia, “culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia” (SC).
Coloro che partecipano all’iniziativa, in comunione con il Magistero del Santo Padre Benedetto XVI, si uniscono alla cura che i Sommi Pontefici fino ai nostri giorni ebbero costantemente affinché la Chiesa di Cristo offrisse alla Divina Maestà un culto degno, “a lode e gloria del Suo nome” e condividono il vivo desiderio del Papa che il Messale Romano promulgato da S. Pio V, e nuovamente edito dal B. Giovanni XXIII, debba venir considerato come espressione straordinaria della stessa “lex orandi” della Chiesa di rito latino e debba essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico.
Per questo motivo, in obbediente aderenza alle disposizioni del Motu Proprio Summorum Pontificum, i Coordinamenti auspicano in modo particolare che all’interno delle proprie diocesi, oltre ad un rinnovato senso liturgico e del sacro, si diffonda sempre più la celebrazione della forma straordinaria della liturgia romana, “ad utilità di tutta la Santa Chiesa” e a concreto sostegno di un nuovo movimento liturgico che promuova in ogni ambito ‘”l’ermeneutica della riforma nella continuità”.
Al momento, sull’esempio del Coordinamento Toscano “Benedetto XVI” che si è costituito autonomamente nel 2008, vi sono adesioni per le regioni Lombardia, Emilia-Romagna, Sicilia , Puglia, Umbria e Marche. Altri Coordinamenti non ancora ufficializzati sono in preparazione.
In attesa di pubblicare i riferimenti dei relativi Promotori sul sito www.b16network.com , le realtà interessate al progetto possono chiedere ogni informazione alla Segreteria generale scrivendo a info@b16network.com
COORDINAMENTI DEL SUMMORUM PONTIFICUM
Segreteria generale dei Promotori
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Coordinamenti costituendi e costituiti:
- COORDINAMENTO DEL SUMMORUM PONTIFICUM PER LA REGIONE TOSCANA “BENEDETTO XVI” costituito
- COORDINAMENTO DEL SUMMORUM PONTIFICUM PER LA REGIONE LOMBARDIA “SAN CARLO BORROMEO” costituito
- COORDINAMENTO DEL SUMMORUM PONTIFICUM PER LA REGIONE EMILIA – ROMAGNA costituendo
- COORDINAMENTO DEL SUMMORUM PONTIFICUM PER LA REGIONE PUGLIA costituendo
- COORDINAMENTO DEL SUMMORUM PONTIFICUM PER LA REGIONE SICILIA costituendo
- COORDINAMENTO DEL SUMMORUM PONTIFICUM PER LA REGIONE MARCHE costituendo
- COORDINAMENTO DEL SUMMORUM PONTIFICUM PER LA REGIONE UMBRIA costituendo