venerdì 11 giugno 2010

COSA E' MAI QUESTO VENTO DI PAZZIA...?

di don Matteo De Meo


In una cultura come la nostra, dove incombe sempre più la convinzione che tutto è relativo; dove le certezze sono ritenute come pericolose intolleranze; dove il sentimento, l’istinto e l’assurdo sono preferiti alla ragione, la fede è vissuta come una convinzione personale da cui dipende o meno il fatto cristiano, e comunque rilegata nella sfera del privato e del soggettivo!

Si può ancora scendere in piazza, magari anche a difendere quei valori che appartengono alla storia e alla cultura cristiana ma senza che tutto questo sia generato da un’esperienza e da un giudizio; gli stessi valori “cristiani” diventano un fatto soggettivo, negoziabili e manipolabili! Ci si strappa le vesti per la rimozione del Crocifisso dai luoghi pubblici, e nello stesso tempo si è propensi per l’eutanasia, o per l’aborto... Si va a messa ma “..questo papa ci sta portando al fallimento...”....ecc...!

Un cristianesimo così è insufficiente a sostenere la vita!

Cosa sta avvenendo?

La fede non si fonda più su un “evento” ma su un “valore”. Il Vangelo stesso diventa un deposito “valoriale” delle parole di Gesù, per cui il rapporto con Lui è vissuto ultimamente come un rapporto “morale” e non reale. Questo sta ingenerando l’idea che l’essere cristiano si fondi su “un’etica o una morale (tra l’altro interpretabile e da adattare) e non su una Persona, su un avvenimento che da alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (cf. Benedetto XVI, Deus Caritas est, 1). Così la fede non è più il fondamento della vita ma un’aggiunta ad essa.

Si va ancora in chiesa, e magari ci si attiene ancora a delle regole, ma poi nella realtà ci si riferisce ad altri criteri che comunque non sorgono dall’esperienza di fede; l’evento cristiano non è vissuto come un metodo di conoscenza per cui si dubita che la fede possa essere una ipotesi esplicativa della realtà, ossia, non la si riconosce come una conoscenza vera, capace di dare una risposta ai tanti interrogativi che sorgono, in maniera più o meno drammatica, dal vissuto quotidiano (la vita e la morte, ma anche la salute e la malattia, il lavoro, l’amore, i figli, l’educazione, la politica, l’economia ecc...).

Si finisce per pensare-in maniera più o meno consapevole- che è la fede (la propria convinzione e il proprio ragionamento) che genera il fatto cristiano, il che equivale ad affermare che ultimamente il cristianesimo è un’opera umana; la sua efficacia o meno, dipende unicamente dall’agire dell’uomo, dal suo pensiero, dalla sua riflessione, dalla sua intelligenza ecc...

Per cui non è raro imbattersi con persone (cristiani impegnati, preti, vescovi e teologi di una certa fama) che continuano a sostenere che la Chiesa ha bisogno di un dolce rinnovamento, capace di trovare il favore del mondo; una sorta di metodologia dell’annuncio cristiano che miri ad una “pastorale” sempre più efficace per raggiungere il cuore dell’uomo. La verità che il mondo vuole sentirsi dire deve essere liberata da quella cerchia “dogmatica” in cui la Chiesa l’aveva rinchiusa e diventare “accessibile a tutti”, se si vuole essere ascoltati ed accolti in una “moderna” visione della realtà.

Qualche giorno fa mi è stato segnalato un libro che da mesi viene promosso ed esposto in bella vista dalla casa editrice “cattolica” delle Paoline. L’autore è Ignazio Marino, “Nelle tue mani. Medicina, fede, etica, diritti”, ed. Einaudi, con la prefazione “doc” di Carlo Maria Martini. Il noto e illuminato prelato introduce il lettore al contenuto del libro affermando: “...Dal libro traspare una umanità, una onestà nel considerare i singoli casi che spinge alla fiducia nel mettersi «nelle mani» di tanti servitori della vita...”.

Tutto lascia presagire un contenuto edificante e chiarificatore su alcune questioni che ci stanno particolarmente a cuore: “la vita, la morte, il dolore, la malattia...”. Ma chi sarà mai questo dott. Marino, così osannato ed elogiato da S. Eminenza ...? Il dott. Ignazio Marino, cattolico scout, si è formato presso la Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica. Bene- diremmo- ha tutte le carte in regola per essere un buon cattolico, adulto e impegnato! Ma forse sfugge che l’Autore in questione è proprio quel senatore Marino che si schierò fra i più accaniti sostenitori dell’uccisione per fame, per sete e per legge della povera Eluana Englaro! Eh sì è proprio lui! Il senatore Marino, infatti, sta lottando strenuamente perchè si affermi un rispetto assoluto per la libertà e i diritti umani. I suoi principali obiettivi per la campagna elettorale durante le primarie del partito democratico sono stati la cosiddetta “laicità dello Stato” e l’autodeterminazione nella sua proposta di legge sul testamento biologico. Le sue posizioni vennero ritenute estremiste addirittura per la sua coalizione di sinistra.

Una sorta di grottesco ottimismo continua ad essere annunciato negli areopaghi di questi cristiani “impegnati” e “adulti” che hanno smesso da tempo di guardare la verità dei fatti: ottimismo rispetto ai tempi, all’umanità in generale, al mondo dei non credenti e delle altre religioni, alla condizione interna della stessa Chiesa. Un cristianesimo “gaio” per cui l’essenziale è ottenere una verità condivisa, il dialogo a tutti i costi, una liturgia accessibile a tutti, una chiesa sempre più “umana”; anche se questo richiede subdoli compromessi tra la verità di Cristo e il sentire del mondo.

Un cristianesimo capito e accolto dal mondo, come annunciarlo? Come renderlo assimilabile e interessante di fronte alle sfide sempre più attraenti e interessanti della modernità? Domande che risuonano in continuazione dai pulpiti di molti cattolici, e dalle quali prende vita un cattolicesimo secolarizzato che trova plausi e consensi dappertutto, mentre la “sana dottrina non è più sopportata”:«non sopportando più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» (II Tim. IV, 3, 4.)

Si è convinti della necessità di un cambiamento, o meglio di “adattamento” o “riconciliazione” con i tempi in tutto, nel parlare, nello scrivere e nel predicare una carità senza fede; il tutto con uno stile buonista, pacifista e ottimista, come ingredienti fondamentali per una fede adulta e aperta. Tutto questo dovrebbe portare una sorta di “primavera nella Chiesa e nel mondo”; un’era di pace e di fraternità degna di quei scenari romanzeschi, e in un certo qual modo sorprendentemente profetici, (sempre poco letti e conosciuti), che ritroviamo nel trionfo dell’umanitarismo del “padrone del mondo” di Benson, o nel verde e pacifista “anticristo” di Soloviev[1].

Dove ci ha portato questo fiume in piena del “cambiamento a tutti i costi”, di un certo “progressismo cattolico”, che da più di un trentennio irrompe all’interno della Chiesa stessa? Al risultato opposto: cattolici sempre più divisi, diffusione di dottrine eterodosse sostenute con forza e convinzione da tanti teologi, la divisione nel seno stesso della Chiesa, un indebolimento della fede cristiana.

E noi cosa possiamo fare?

Mi vengono in mente le parole di un grande scrittore e umorista, che molto fece discutere di sè, Giovannino Guareschi il quale fa dire al suo “Don Camillo”: “Signore, cos’è mai questo vento di pazzia? Cosa possiamo fare noi?”- e il Signore gli risponde: “...ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi...Bisogna salvare il seme: la fede”.

In un momento in cui una gran confusione, cioè l'incapacità di giudizio, sembra dilagare dappertutto urge tenere fisso lo sguardo su colui che unicamente può segnarci la strada e confermarci nella fede: “Tu es Petrus...Portae inferi non prevalebunt.”.


[1] Cf. R. Benson, Il Padrone del mondo, Jaca Book, Milano 1987; V. Soloviev, I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo, Marietti, Milano 1975.


(pubblicato su Fides et forma)

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